venerdì 27 aprile 2012

To Rome with Love



Da pochi giorni è uscito nelle sale To Rome with Love, il nuovo film di Woody Allen. E già solo dal titolo emerge come i suoi due elementi ed ingredienti principali sono l’amore e la città eterna, Roma. L’amore preso con leggerezza, senza troppe idealizzazioni, con tutta la sua imprevedibilità e varietà; perché l’amore non puoi definirlo o regolarlo, puoi solo viverlo. E Roma che con i suoi panorami mozzafiato, le sue strade piene di luci e colori, i suoi angoli ricchi di storia ed incanto diventa culla ideale dell’amore, giardino d’indimenticabili baci, musica che fa innamorare tanti cuori. Nascono tante storie nella città eterna.
In questo suo film Woody Allen ce ne racconta quattro. Quattro storie dal sapore boccaccesco (non a caso inizialmente il film doveva intitolarsi Bop Decameron) che s’intrecciano senza mai incontrarsi e che hanno, come detto, come minimo comune denominatore la magica location di Roma.
La storia di Hayley (Alison Pill), giovane americana in vacanza in Italia, e Michelangelo (Flavio Parenti), giovane avvocato dalla spiccata fede comunista: un’innocente domanda li fa incontrare, la magia di una serata romana li fa innamorare. I due decidono addirittura di sposarsi e per questo i genitori di lei (la madre, una psicoanalista, è interpretata da Judy Davis; il padre, un produttore discografico in pensione, da Allen) vengono a Roma. Qui il padre di lei scopre e cerca di valorizzare le inaspettate doti da tenore del futuro consuocero (un impresario di pompe funebri) che hanno però una particolarità: vengono fuori solo quando è sotto la doccia.
La storia di Antonio (Alessandro Tiberi) e Milly (Alessandra Mastronardi), una giovanissima (e un po’ troppo sobria) coppia di sposi che da Pordenone giunge a Roma per incontrare gli zii di lui pronti ad assumerlo nella loro azienda. Una serie di infortuni ed equivoci, però, scombussolerà i loro piani: lei cercando un parrucchiere (è davvero difficile trovare un parrucchiere a Roma!) finisce tra le braccia di un famoso attore (interpretato da Antonio Albanese); lui, invece, è alle prese con una sensualissima e simpatica escort (interpretata da Penelope Cruz) che si mostra più vera di tanti borghesi perbenisti che affollano i salotti romani.
La storia di Jack (Jess Eisenberg) e Sally (Greta Gerwig), una giovane coppia di studenti americani che vivono a Roma la cui tranquilla esistenza è vivacizzata dall’arrivo di Monica (Ellen Page): un’amica di lei dalla travolgente e furba sensualità che cerca di mettere in crisi Jack nonostante i continui ammonimenti di John, un famoso architetto in vacanza a Roma (interpretato da Alec Baldwin).
Infine la storia di Leopoldo Pisanello (Roberto Benigni) che si svincola dalla tematica dell’amore e riveste una forte attualità. Leopoldo è un uomo normale (uso un eufemismo rispetto al termine usato nel film…), sposato con una donna normale, alle prese con un’esistenza normale in una famiglia normale. Ma improvvisamente (quanto misteriosamente) viene travolto dal successo con tutto ciò che ne consegue: celebrità, privilegi, onori, donne. E tanta inautenticità.
Sullo sfondo di una calda estate romana e di piacevoli musiche ci si diverte, si ride, si sogna, si ha voglia di viaggiare. E si riflette anche. Sull’amore, che non possiamo definirlo o regolarlo ma solo viverlo con tutto il suo inevitabile carico di imprevedibilità, amarezze, emozioni. Sulla vita, anch’essa imprevedibile e non programmabile, sempre pronta a sorprenderci: perché nella vita le cose accadono, specie se ci facciamo trovare pronti. E sulla tematica del successo, spesso immediato e travolgente quanto immeritato ed effimero. Cosa è meglio, la ribalta del successo o la quiete dell’anonimato? Forse autentici momenti di semplicità valgono più di inautentici momenti di gloria. Un sincero abbraccio con la propria famiglia vale più di un milione di autografi…
In tutto ciò, ovviamente, tra i protagonisti c’è anche e soprattutto lei, Roma. Si rischia di innamorarsene (per chi non ne è già innamorato!). Il reale si unisce a tocchi di surreale che suggeriscono di vedere la vita con occhi più attenti alle sfumature, capaci di andare oltre. E vorresti che il film non finisse. Vorresti non lasciare Roma e continuare a percorrere le sue strade, assaporare i suoi colori ed i suoi profumi. Hai voglia di partire, di far uscire dal cassetto il tuo sogno che da troppo tempo è lì riposto. Hai voglia di innamorarti. L’amore non puoi definirlo o regolarlo, puoi solo viverlo…

venerdì 20 aprile 2012

MEGLIO UN BACIO O UN VAFFANCULO?


Questi sono tempi difficili, di crisi, di scandali. Ogni giorno si levano proteste, grida e… qualche bel vaffanculo. Grillo docet. E in gran parte tutto ciò è più che giustificabile, inevitabile, necessario. Come non indignarsi di fronte a quotidiane notizie di sperpero (giusto per usare un eufemismo) di denaro pubblico, di corruzione, d’impunità, di gente che crea danni o ruba e continua ad essere ai posti di comando? Più che comprensibile l’indignarsi, l’arrabbiarsi, lo sbottare. Ma… dopo? Basta qualche vaffanculo a risolvere le cose? Dove porta l’antipolitica? Se andiamo indietro nel tempo è facile scoprire come tutti i dittatori (Mussolini, Hitler e compagnia brutta) sono riusciti a salire al potere proprio sfruttando situazioni di forte crisi e protesta, di forte debolezza del sistema dei partiti, di forte rabbia delle masse (ogni buon dittatore è anche un buon esperto di psicologia delle masse). La violenza non risolve nulla. Gandhi con la non-violenza ha dato l’indipendenza ad un’intera nazione, possibile che non abbiamo imparato nulla? Si arriva persino a udire… “uccidiamoli tutti”! E poi? Tutto tornerebbe come prima. Da una bomba può nascere un fiore? Allora ecco perché dico.. indignarsi va bene, informarsi è fondamentale. Ma poi per costruire qualcosa di buono serve altro. Meglio un bacio che un vaffanculo. Un bacio come quello tra questo ragazzo israeliano e questa ragazza iraniana che vediamo nella foto che ho voluto mettere in questo post e che circola da tempo sul web: un messaggio contro la guerra tra Israele e Iran, contro la guerra e la violenza come risoluzione dei problemi (dei potenti). Un messaggio di speranza, un suggerimento per un modo diverso di risolvere i problemi (degli onesti). Perché solo l’amore crea, come insegna padre Massimiliano Kolbe. Perché un bacio fa più rumore di mille colpi di cannone, come dico io nel mio piccolo. Meglio una rivoluzione che parte innanzitutto da un cambiamento in noi, nelle nostre piccole scelte quotidiane. Tanti protestano giustamente per i troppi privilegi dei politici ma quanti protestano con altrettanto vigore nei confronti di un commerciante che non fa lo scontrino? O per un amico che ha avuto una raccomandazione? Solo se togliamo la pagliuzza nel nostro occhio potremo cancellare la trave dei potenti. Perché è chiaro che la trave non è certo in noi ma in chi ha potere e gestisce potere. Ma i potenti non fanno che sfruttare le pagliuzze nei nostri occhi per poter fare i loro comodi. Allora… liberiamoci delle nostre pagliuzze, iniziamo la rivoluzione partendo dal nostro quotidiano. Dai buoni esempi. Come diceva Sandro Pertini, i giovani (ma possiamo dire gli uomini in generale) hanno bisogno di buoni esempi. Un bacio fa più rumore di mille colpi di cannone…

venerdì 13 aprile 2012

LONDRA: MAGICA COME UN BACIO DI CUI MAI TI STANCHI




Desideravo da tanto tempo vedere Londra e quest’anno, durante le giornate di Pasqua, finalmente ci son riuscito! Lassù nell’aereo, mentre pian piano mi avvicinavo e sentivo nel cuore quel battito speciale che sempre abbiamo quando stiamo per fare qualcosa di speciale, provavo una sensazione particolare carica di curiosità ed aspettative. E dopo due intensissime giornate trascorse tra lunghe camminate ed affascinanti peripezie nei meandri delle ben dodici linee metropolitane londinesi (ormai prendere le 2-3 linee della metro di Roma e Milano sarà un gioco da ragazzi!) posso senza ombra di dubbio dire che le mie speranze non sono state disattese: il cielo era sempre grigio, spesso piovigginava, a volte c'era vento e freddo... e solo il giorno della partenza è spuntato un timido sole inglese! Non un gran viaggio, eh? E invece no. Lo riconfermo, è stato bello, nonostante la pioggia. Anzi, penso che anche questa sia una delle tante magie di Londra... è uno dei pochi posti al mondo che sa lasciarti un’emozione nel cuore anche se non c'è il sole e piove. E forse Londra è l’unico luogo al mondo che quando piove ti affascina ancora di più! Non a caso l’attore americano Groucho Marx affermava di odiare Londra quando non vi pioveva. Anche perché in fondo piano piano ti ci abitui, è per lo più solo una leggera pioggerellina che a tratti (specie in primavera) è quasi piacevole: basta un cappello in testa e non serve nemmeno l'ombrello.
Ma le magie di Londra sono tante. Come ad esempio il suo costante saperti sorprendere: percorrendone le strade puoi scovare piccole e graziose casette a due piani circondate da enormi palazzoni altissimi; o piccoli ed incantevoli giardini delimitati da eleganti villette ai quali seguono modernissimi e maestosi palazzi. Londra è tutto e il contrario di tutto, sa sempre sorprenderti, ogni suo angolo ti lascia stupito, ovunque volgi lo sguardo c’è qualcosa di unico.
La lista delle cose da vedere è ovviamente infinita, servirebbe un romanzo. Tra le tante possiamo ricordare monumenti maestosi e ricchi di storia come la Westmister Abbey o il Big ben; il più moderno London Eye (che di notte, tutto illuminato, è davvero splendido!); le varie chiese dal tocco gotico o classicheggiante come la Southwark Cathedral o la Saint Paul’s Cathedral; i tanti ed immensi parchi dove è facile trovare simpatici animali come anatre, cigni o scoiattoli con i quali non è difficile fare amicizia; il Tamigi, maestoso e calmo come i monumenti che lo affiancano, capace di trasmettere un senso di sicurezza e tranquillità, costellato dai vari ponti come l’affascinante Tower Bridge o il modernissimo Millennium Bridge; lo Shakespeare Globe, dove ti sembra di fare un salto indietro di qualche secolo al tempo del grande William e per un attimo la vita diventa sogno; gli spettacoli e la spettacolarità di Covent Garden; l’infinito, unico, particolarissimo Camden Market; il fascino neoclassico di Notthing Hill e quello regale di Buckingam Palace; e ancora… i centinaia di Starbucks, le mura ottocentesche di alcune gallerie dell’Underground dove di sembra di vivere un romanzi dickensiano, le mitiche cabine telefoniche, cassette delle lettere e bus rigorosamente dall’inconfondibile color “rosso-Londra”. Senza dimenticare il fascino notturno di Londra, quando si accendono le luci, le strade ed i monumenti si colorano, un’atmosfera particolare scende e la città sembra trasformarsi in una fascinosa e sensuale dama. E a te sembra di ballare con lei.
Insomma, Londra è tutto: regale ma allo stesso tempo semplice; magica ma allo stesso tempo reale; surreale ma allo stesso tempo concreta. E’ bellissima, magica, unica, particolare. Ti cambia e non sei più esattamente lo stesso quando riparti. E’ il centro del mondo: come diceva il poeta inglese Samuel Johnson “vedendo Londra ho visto tutta la vita che il mondo può presentare”. Londra è un bacio di cui mai ti stanchi.
Goodbye London… sicuramente ci rivedremo!!

giovedì 5 aprile 2012

MENO PRIVACY, PIU' TRASPARENZA!



Non ne sapevo niente, lo giuro! Hanno ristrutturato la mia casa con soldi pubblici? Lo hanno fatto a mia insaputa! Le parole di Bossi hanno il sapore del déjà vu. Come dimenticare, ad esempio, il non troppo lontano caso di Scajola e della sua casa con vista Colosseo? Sembra proprio che i nostri cari politici siano un po’ tutti affetti dalla sindrome dell’insaputa: comprano case e le ristrutturano a loro insaputa, non sanno mai niente, non si accorgono di nulla. Come se in ballo ci fossero pochi euro e non migliaia. Credo che da tutto ciò una cosa emerge in modo chiaro: i politici ed i partiti hanno tanti soldi, troppi. Talmente tanti da non accorgersi nemmeno di perderli. Chi di noi se perde cento euro non se ne accorge? Sguazzano a tal punto nella ricchezza che mille euro in più o in meno cambia poco; mille euro… una cifra che per tanti significa vita! Dobbiamo chiamare Sherlock Holmes. E pensare che almeno Zio Paperone sguazzava sì in tanto denaro ma almeno non gli sfuggiva la perdita di un centesimo. Il passaggio dalle favole alla realtà è amaro. E pieno di rabbia. Come non può esserci indignazione di fronte a tutto ciò se per noi comuni mortali comprare casa equivale a far sacrifici per una vita? Stiamo attenti, comunque, a non cadere nell’antipolitica: essa è l’anticamera di rischi anche peggiori. Piuttosto cerchiamo una politica diversa, che parte innanzitutto da un nostro rimboccarci le maniche e da un diverso tipo di aspettative sulle quali basarci. Ad esempio, anziché seguire i dettami imposti dall’alto sull’importanza della difesa della privacy (che serve solo ai potenti) basiamoci sul dare importanza al valore della trasparenza (che serve a noi comuni cittadini). Esigiamo trasparenza soprattutto da parte di chi svolge incarichi pubblici. Vuoi la privacy? Allora resta a fare il privato cittadino. Vuoi una poltrona pubblica pagata da me? Allora accetta una massima trasparenza, anche al di fuori delle sedi istituzionali. Altro che legge sulle intercettazioni e compagnia bella. Ma da quando gli affari più loschi si fanno alla luce del sole? O vogliamo davvero credere che loro sono innocenti, innocui, ingenui? Scandiamo lo slogan: meno privacy, più trasparenza! Noi non abbiamo nulla da temere, loro sì! La privacy non fa che aiutarli nei loro affari per poi liquidare tutto con il solito “non ne sapevo nulla”. La trasparenza aiuta noi cittadini a difendere i nostri diritti e anche a responsabilizzarci un po’ di più. Meno privacy, più trasparenza!

lunedì 2 aprile 2012

QUANDO NASCE UN FIORE: ELOGIO DELLA LENTEZZA


Ieri non era una giornata qualunque: si festeggiava la domenica delle Palme ed un po’ per tutti, credenti e non, può rappresentare un’occasione per riflettere su cosa poter fare nel nostro piccolo quotidiano per creare una vera pace. E ieri, più nel mio piccolo, non è stata una giornata qualunque anche perché è finalmente sbocciato uno dei miei tulipani. Quanta poesia in un fiore che nasce! Timido, un po’ impaurito, quasi infreddolito, forse curioso di scoprire il mondo, alla ricerca del sole; i delicati petali si fanno avanti tra steli verdi ed il loro colore regala subito un sorriso. Il tutto all’insegna di un’eterna e magica lentezza, che stride col caotico rumore delle auto, un sottofondo di passi frettolosi, il correre di qua e di là. Una piccola oasi di pace in una società così frenetica dove il tempo è denaro, chi dorme non piglia pesci e chi si ferma è perduto. Ma davvero serve tutta questa fretta? Forse dovremmo riscoprire di più il piacere di semplici attimi di calma e tranquillità, magari passati proprio ad osservare i fiori. O a leggere un libro, a disegnare, a sorseggiare una tazza di thè, a fare una qualunque altra cosa che sia all’insegna della lentezza. Una pausa sulla finestra-mondo per pensare, riflettere, osservare. Forse potrebbe essere anche questo un modo semplice per diffondere più pace nel mondo.