lunedì 12 marzo 2012

Wisława Szymborska: La gioia di scrivere. Quando la vita è magia.


Questa mattina ho acquistato in libreria “La gioia di scrivere”, una raccolta (edita da Adelphi) di tutte le poesie composte dalla poetessa polacca Wisława Szymborska, recentemente scomparsa e premio Nobel nel 1996. In quanti la conoscono? Penso pochi. Ed anche io, pur suo grande ammiratore, ho letto solo alcune delle sue composizioni; anche se ciò è stato sufficiente a farmi innamorare della sua poesia. Curioso: leggi mille poesie di un autore e non nasce nulla nel tuo cuore; ne leggi poche di un altro e senti di amarlo da sempre. Un po’ come a volte è più indimenticabile il bacio d’un fugace incontro che una storia di anni. Al di là di questo, comunque, ho voluto prendere questo libro per conoscere meglio ogni poesia della Szymborska. Una poesia, la sua, densa di leggerezza, ironia, stupore; ricca d’insolite metafore e di vita; attenta ai particolari e volta a far emergere lo straordinario che c’è nell’ordinario. Una poesia che ci spinge a guardare l’oltre per scardinare luoghi comuni e convenzioni, meglio comprendere il senso dell’esistenza, scoprire la ricchezza del mondo, scovare il fiore nascosto tra le erbacce. Tra tutte le poesie inserite in questa raccolta voglio riportare quella che da sempre più mi ha colpito, “Amore a prima vista”:

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E' bella una tale certezza
ma l'incertezza è più bella.

Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?
uno "scusi" nella ressa?
un "ha sbagliato numero" nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso stava giocando con loro.

Non ancora pronto del tutto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
con un salto si scansava.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o lo scorso martedì
una fogliolina volò via
da una spalla a un'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell'infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

Che magia! L'amore si svincola da banali luoghi comuni e rigide definizioni e diventa imprevedibilità: quell'imprevedibilità ed incertezza che sono più belle della certezza e che paradossalmente diventano strumento d'eternità. In fondo non è l'instabile incertezza a spingerci ad abbracciarci piuttosto che la comoda certezza? Piccoli particolari densi di significato, come la fogliolina che vola da una spalla all'altra dei due ignari amanti, riempiono l'amore e lo rendono vero. Sogno e realtà, inizio e seguito si fondono. Ecco la gioia di scrivere! Che diventa gioia di leggere, che si propone come gioia di vivere. Nonostante tutto. Cercando lo straordinario che c'è nell'ordinario, il fiore che si nasconde tra le erbacce.

1 commento:

  1. CiaO Domenico, anch'io ho conosciuto da poco questa poetessa e mi è subito piaciuta molto, questa poesia , poi, è particolarmente bella aveva colpito anche me. Ciao, Antonella

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